Riccardo Schweizer: gli affetti umani tra design e oggetti quotidiani

Riccardo Schweizer (1925-2004) è stato un artista contemporaneo italiano che ha sperimentato tutte le arti figurative: pittura, scultura, architettura e design. Versatile, creativo e originale, ha sempre cercato di rappresentare nelle sue straordinarie opere la curiosità e il desiderio di evasione. Durante il suo percorso artistico ha lavorato in Francia e conosciuto artisti del calibro di Picasso e Chagall.

La ricerca della geometria pura e del volume regolare, della funzionalità sopra ogni altra cosa, dell’ottimizzazione degli spazi e dell’energia, si rintraccia in tutta la sua produzione artistica, ed è evidente anche negli oggetti destinati ad un uso abituale.

Il set di piatti “Romeo e Giulietta” è stato riproposto da Bosa sui modelli originali degli anni ‘70. Il nome rimanda alla sfera degli affetti e dell’amore, ma anche il concetto dietro questo particolare articolo di design e di uso quotidiano ci rimanda all’unità della coppia. I pezzi che lo compongono sono a incastro e uniti creano una preziosa forma sferica che diventa una scultura carica di valenza sentimentale. I protagonisti shakespeariani, eroi romantici della letteratura, diventano simbolo di questi oggetti della quotidianità, all’apparenza semplici ma che l’artista ha caricato di significati e di emozioni uniche, trasmesse da linee sinuose e forme perfette.

Al set di piatti si può accompagnare il singolare Cubo Bibita, un colorato servizio di nove bicchieri con vassoio e due brocche, regolare come una scacchiera. Le linee sono perfette, le forme essenziali e il risparmio di spazio è la caratteristica principale; i pezzi si raccolgono in un perfetto incastro scultoreo minimale e geometrico.

“Romeo e Giulietta” e il Cubo Bibita sono prodotti creativi che ci rimandano all’unità e alla scomposizione, alla semplicità e alla ricercatezza. Citando Schweizer stesso: “L’arte è libertà. Libertà dagli schemi. Ricerca in mondi inesplorati. In arte tutto è stato fatto. In arte tutto è ancora da fare. Tutto mi interessa dell’immagine, tutto della storia dell’arte, anche dell’arte non considerata storia. Niente è privo di interesse. Meno le cose fatte per interesse.”